• Date: July 3, 2010
  • Venue: Parco San Giuliano – Heineken Jammin' Festival
  • Town: Venezia

 

[voto: 4.5][EN]

Sono tornati!
Tornati dopo una pausa durata ben sei anni e tornati per la seconda volta in Italia nel giro di pochissimi mesi.
Finalmente, aggiungo.
Da sempre apprezzo i Cranberries e ho sempre creduto che, in fondo, fossero solo la band di supporto a Dolores, frontwoman e singer d'eccezione. Invece, dopo due anonimi solo album della cantante trentanovenne, mi sono dovuto ricredere. Evidentemente, l'amalgama e la magia tra Dolores, i fratelli Hogan e Fergal Lawler sono tali da rendere indispensabile la presenza di ognuno nella band.

Sotto il sole cocente di uno dei giorni più caldi di questo inizio estate, ecco che alle 19.30 si presentano sul palco i quattro irlandesi. The Cranberries è la seconda main band della prima giornata dell'Heineken Jammin' Festival 2010.
Pur essendo passati da poco sul suolo italico, pur avendo altre tre date in cui esibirsi (in pochi giorni suoneranno a Roma, Perugia e Torino, queste ultime due date poi annullate per una malattia di Dolores) e, soprattutto, pur trovandosi a dover suonare prima di giganti come gli Aerosmith, i quali non suonano in Italia da tempo immemore, sono in molti i fan presenti. E hanno fatto bene ad accorrere, perché abbiamo goduto di un concerto memorabile.

In passato mi è capitato di vedere in tv delle esibizioni live di Dolores non proprio all'altezza di ciò che riesce a fare in studio ma questa volta ha cantato divinamente, riuscendo a trasportare sul palco tutta l'energia e il pathos contenuti negli album in studio. Ha dialogato con il pubblico tra un brano e l'altro e non ha smesso di scatenarsi nemmeno per un attimo, pur soffrendo il caldo e afoso cielo mestrino come noi tra il pubblico; infine, ha addirittura sfoggiato un cambio d'abito come nella più classica tradizione sanremese.
La scena era ovviamente tutta sua ma, come già spiegato, l'alchimia tra i quattro (più il polistrumentista Denny DeMarchi già collaboratore, insieme al fratello Steve, di Alias e della Dolores solista) ha reso tutto ancora più energico e magico.
Tutta la carriera della band è stata presa in considerazione con brani presi da tutti e cinque gli album più due canzoni tratte dagli album solisti della cantante.
Tante le hit che hanno appassionato i circa ventimila presenti ma i momenti di massima esaltazione si sono raggiunti con la conclusiva "Dreams" e soprattutto con la ormai classica "Zombie" che, pur avendo un testo che narra di guerre e morti, è stata in grado di far scatenare gaiamente un pubblico felice e rapito. Bello non sapere l'inglese!

Dal vivo hanno sicuramente dimostrato che il loro come back ha un alto valore artistico, ora non ci resta che attendere e sperare che lo stesso prodigio venga ricreato in studio…magari per lungo tempo.

 

 

Setlist:

01. Analyse
02. Animal Instinct
03. How
04. Ordinary Day
05. Linger
06. Wanted
07. Just My Imagination
08. When You're Gone
09. Switch Off The Moment
10. Desperate Andy
11. Time Is Ticking Out
12. I Can't Be With You
13. Ode To My Family
14. Free To Decide
15. Salvation
16. Ridiculous Thoughts
17. Zombie
ENCORE
18. Shattered
19. Still Can't…
20. Dreams

DANKO JONES - BELOW THE BELT giovedì, 1 luglio 2010 16:32 by amaranth

 

  • Release Date: May 12, 2010
  • Label: Bad Taste Records | Aquarius Records
  • Producer: Matt DeMatteo

 

  • Style: Rock
  • Related bands: AC/DC, Kiss, Thin Lizzy

[Voto:4.50]

Intro
High Voltage Sex n' Roll!

Best tracks
Full Of Regret, I Think Bad Thoughts, Magic Snake

Notes
Rompiamo il ghiacco per parlarvi del sesto studio album del rocker canadese Danko Jones (a me fa ridere ma è il sosia del singer dei Fine Young Cannibals!) con un azzardo, o se preferite una provocazione. "Below The Belt" è il disco che farebbe invidia a Mr. James Hetfield, perchè è quel tipo di sound che i Metallica avevano in testa nella seconda metà degli anni novanta all'epoca di due album tanto discussi quali "Load" e "Reload". E' un rock sanguigno quello di Danko e i suoi due compari di scorribande JC e Dan Cornelius, uno stile ben fotografato in "Born A Lion", il disco che ha portato il cantante/chitarrista canadese alla ribalta internazionale grazie al singolo "Lovercall". In seguito una manciata di buoni dischi (ma non eccelsi) e svariati tour in Europa e States hanno rafforzato lo status di rocker selvaggio e genuino, fino ad arrivare a questo "Below The Belt", personalmente il suo migliore lavoro di sempre, un autentico compendio di rock n' roll valvolare, con sporie di hard rock e tracce di metal. Parafrasando il titolo, Danko ci mette tutto ciò che sta "Below The Belt", frullando e centrifugando AC/DC, Kiss, Thin Lizzy per un risultato a dir poco esplosivo, con una tracklist senza cedimenti, fatta di brani coinvolgenti e tremendamente catchy. L'opener "I Think Bad Thoughts" è quasi una dichiarazione di intenti: "I can screw your girl in the back of my cadillac" tanto per capire che Danko ha due cose in testa e se una è rockkare di brutto, l'altra non ha bisogno di spiegazioni. Declamatorio e tracotante senza essere presuntuoso, arrapato senza essere per forza sessista, "broken hearted" senza essere sfigato, per Danko suonare rock n' roll è il veicolo migliore per dire le cose come stanno, senza peli sulla lingua. E "Below The Belt" è la colonna sonora ideale per le scorribande di tutti i rockers in questa bollente estate targata 2010...


Band

  • Danko Jones - Vocals, Guitars
  • John Calabrese - Bass
  • Dan Cornelius - Drums


Tracklist

  • 01. I Think Bad Thoughts (3:31)
  • 02. Active Volcanoes (3:35)
  • 03. Tonight Is Fine (4:20)
  • 04. Magic Snake (3:19)
  • 05. Had Enough (3:42)
  • 06. I Cant Handle Moderation (3:03)
  • 07. Full Of Regret (3:57)
  • 08. The Sore Loser (2:59)
  • 09. Like Dynamite (3:14)
  • 10. Apology Accepted (3:29)
  • 11. I Wanna Break Up With You (4:55)
  • 12. Guest List Blues (3:37) (Digipack Bonus Track)
  • 13. Rock n' Roll Proletariat (3:19) (Digipack Bonus Track)
  • 14. The Kids Don't Want To Rock (3:27) (iTunes Bonus Track)


Discography

  • Sugar Chocolate 7" (1998) (Sonic Unyon)
  • Danko Jones EP (1998) (Sonic Unyon)
  • My Love is Bold (1999) (Sound King | Outside Music)
  • I'm Alive and On Fire (2001) (Bad Taste Records)
  • Born a Lion (2002) (Bad Taste Records | Universal Canada)
  • We Sweat Blood (2003) (Bad Taste Records | Razor & Tie)
  • Ritual of the Savage 10" (split with Gluecifer & Peter Pan Speedrock) (2003) (Drunken Maria | Suburban)
  • Sleep Is The Enemy (2006) (Bad Taste Records | Aquarius Records)
  • Never Too Loud (2008) (Bad Taste Records | Aquarius Records)
  • B-Sides (2009) (Bad Taste Records)
  • This Is Danko Jones (2009) (Canadian-only greatest hits release) (Emd Int'l Records)
  • Having Fun On Stage With Danko Jones 7 (2009) (Yeah Right! Records)
  • Below The Belt (2010) (Bad Taste Records | Aquarius Records)

 

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BLACK SUNSHINE - BLACK SUNSHINE mercoledì, 30 giugno 2010 14:51 by schwarz

 

  • Release Date: May 25, 2010
  • Label: Break Silence Recordings
  • Producer: Bob Marlette

 

  • Style: Modern Hard Rock
  • Related bands: Saliva, Soundgarden, Alter Bridge

[Voto:4]

Intro
Quando la musica diventa una ragione di vita...

Best tracks
Cannonball, Once In My Life, Skeletons, Slave

Notes
La vita a volte è proprio strana, o più semplicemente bisognerebbe nascere sotto la buona stella che in un modo o l'altro ci fa trovare sempre pronti per il passo successivo. Matt Reardon è stato uno dei personaggi di spicco del cosiddetto “sci estremo” buttandosi giù con i suoi sci dai dirupi più impervi...ma a tirare troppo la corda, per poco non ci lascia la pelle! Dopo un incidente che lo ha costretto a lasciare la sua attività preferita e con una convalescenza durata parecchi mesi, il biondo americano ha avuto modo di pensare seriamente al suo futuro, e perché non imbracciare una chitarra convogliando le sue frustrazioni e speranze nel mondo delle sette note? E fu così che nacquero i Black Sunshine! Per completare la formazione il buon Reardon si è circondato di musicisti navigati come Matt Young (Billy Idol) alla batteria, Jeff Flannery (Van Zant’s) e Charles Lee (già con John5 nei clamorosi Loser) alle chitarre ed al basso Christopher Serafini (Pollen, The Stereo) con i quali è riuscito, sotto l’occhio vigile ed attento di Bob Marlette (Shinedown, Filter, Seether) dietro la cabina di regia, a produrre un album di debutto di solido ed energico rock dove le varie influenze che hanno “guidato” Reardon in questa prima avventura si sono fatte sentire. Nel modo di impostare la voce e nella scelta delle melodie sembra di trovarsi di fronte al miglior Chris Cornell, soprattutto nei brani più atmosferici e melodici, mentre le chitarre potenti di Charles Lee caratterizzano un sound che “raccoglie” a piene mani dalla produzione di Mark Tremonti. Il singolo utilizzato per il lancio del disco è certamente azzeccato e la migliore rappresentazione del sound di questo quartetto a stelle e strisce: “Once In My Life” è energico e potente dotato di una linea vocale melodica di facile presa inframmezzato da alcuni momenti acustici che impreziosiscono il risultato finale. Brano ruffiano ma che gli amanti del modern rock più ruvido non faranno fatica ad apprezzare. Non mancano di certo pezzi sfrontati come “Hell Yeah” e “Holy Gasoline” dal riffing un po’ scontato ma molto efficace seguiti da momenti più melliflui e delicati come “Cannonball”... insomma, un disco che può essere una bella sorpresa per chi è in cerca di un po’ di spensieratezza e di sana e pura energia.


Band

  • Matt Reardon - Vocals, Guitar
  • Charles Lee - Guitar
  • Jeff Flannery - Guitar
  • Christopher Serafini - Bass
  • Matt Young - Drums


Tracklist

  • 01. Intro
  • 02. Holy Gasoline
  • 03. Burn to Shine
  • 04. Once In My Life
  • 05. Slave
  • 06. Cannonball
  • 07. Hell Yeah
  • 08. Tears
  • 09. Skeletons
  • 10. Flying Sideways
  • 11. Psycho Babble

 

Discography

  • Black Sunshine (2010, Break Silence Recordings)


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SHINING LINE - SHINING LINE lunedì, 28 giugno 2010 14:16 by maxare
 

 

  • Release Date: May 14,  2010
  • Label: Avenue Of Allies
  • Producer: Alessandro Del Vecchio

 

  • Style: AOR, Melodic Rock
  • Related bands: W.E.T., Blanc Faces, Robin Beck, Last Autumn's Dream

[voto: 3.5]

Intro
Here's what happens when an AOR fan decides to realize his dream and involve various well-known international musicians for a personal project.

Best tracks
Highway Of Love, Amy, Strong Enough, Heat Of The Light, Can’t Stop The Rock

Notes
It starts with a bang the debut of Italian Pierpaolo "Zorro11" Monti’s project, "Highway of Love" is one of the best AOR songs of the last 2-3 years and has everything I demand from this genre: urgency, loud chorus, surrounding and leading keyboards; Erik Martensson on the microphone proves himself as one of the most beautiful voices of the Scandinavian scene (although I do not go crazy for its band Eclipse).
The album goes on this standard for a handful of tracks; "Amy," "Strong Enough", "Heat Of The Light" and "Can’t Stop The Rock" are great songs indeed, especially the one sung by Robin Beck, I believe it is one of her best performances since "Trouble Or Nothin'".
Then the quality of the compositions slightly decreases, although it maintains on decent standards.
The main defect of this album is the excessive prolixity, meaning both for the total playing time (about 75 minutes) and for the individual songs' length. To improve the fluency of the entire CD I would have removed a few instrumental intro and some lame songs like "Follow The Stars", "The Infinity On Us" or "Alone" (and I am saying this reluctantly because Bormann is one of my favourite singer).
Sure, if the first songs would have been the standard for  the whole album, we would have been at the sight of an AOR masterpiece, but I believe that being a debut is it more than good.
Maybe, Pierpaolo "Zorro11" Monti could direct his talent and passion in a better way, finding a stable band with whom he could start a new path.

 

Band

  • Pierpaolo "Zorro11" Monti – drums & percussion
  • Amos Monti – bass
  • keyboards: Alessandro Del Vecchio
  • guitars: Marco D'Andrea, Mario Percudani
  • lead vocals: Erik Martensson, Harry Hess, Robbie LaBlanc, Robin Beck, Mikael Erlandsson, Michael Shotton, Michael Voss, Sue Willets, Bob Harris, Ulrich Carlsson, Carsten Schulz, Phil Vincent, Brunorock, Jack Meille, Graziano De Murtas, Michael Bormann
  • guitars: Tank Palamara, Tommy Ermolli, Michael Voss, Vinny Burns, Tim Manford, Marko Pavic, Matt Filippini, Walter Caliaro

 

Tracklist

  • 01. Highway Of Love (ft. Erik Martensson)   4:12
  • 02. Amy (ft. Harry Hess)   4:31
  • 03. Strong Enough (ft. Robbie LaBlanc)   5:18
  • 04. Heaven's Paths  1:29
  • 05. Heat Of The Light (ft. Robin Beck)   5:49
  • 06. Can't Stop The Rock (ft. Mikael Erlandsson)   5:01
  • 07. The Meaning Of My Lonely Words (ft. Michael Shotton)   4:39
  • 08. The Infinity In Us (ft. Michael Voss)   5:45
  • 09. Still In Your Heart (ft. Bob Harris & Sue Willets)   6:07
  • 10. Homeless' Lullaby (ft. Urlich Carlsson & Carsten Schulz)   5:27
  • 11. Follow The Stars (ft. Phil Vincent)   5:05
  • 12. Unbreakable Wire (ft. Brunorock, Jack Meille & Graziano De Murtas)   4:32
  • 13. Under Silent Walls pt. 1: Blossom   5:51
  • 14. Under Silent Walls pt. 2: Alone (ft. Michael Bormann)   8:01
  • 15. Under Silent Walls pt. 3: Death Of Cupid   2:21

 

Discography

  • Shining Line (2010 Avenue Of Allies)

 

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SHINING LINE - SHINING LINE lunedì, 28 giugno 2010 13:52 by maxare
 

 

  • Release Date: May 14,  2010
  • Label: Avenue Of Allies
  • Producer: Alessandro Del Vecchio

 

  • Style: AOR, Melodic Rock
  • Related bands: W.E.T., Blanc Faces, Robin Beck, Last Autumn's Dream

[voto: 3.5][EN]

Intro
Ecco cosa succede quando un appassionato di AOR decide di realizzare un sogno e coinvolgere diversi nomi noti della scena internazionale per un progetto personale.

Best tracks
Highway Of Love, Amy, Strong Enough, Heat Of The Light, Can't Stop The Rock

Notes
Parte con il botto questo debutto del progetto dell'italianissimo Pierpaolo "Zorro11" Monti, "Highway Of Love" è una delle più belle canzoni AOR degli ultimi 2-3 anni e possiede tutto ciò che esigo da questo genere: urgenza, cori da urlare a squarciagola, tappeto avvolgente di  tastiere; Erik Martensson al microfono si conferma una delle più belle voci del panorama scandinavo (anche se i suoi Eclipse non mi esaltano).
Il disco prosegue su questo livello per una manciata di tracce, infatti "Amy", "Strong Enough", "Heat Of The Light" e "Can't Stop The Rock" sono ottime canzoni, in particolare il  brano cantato da Robin Beck, lo ritengo una delle sue interpretazioni migliori dai tempi di "Trouble Or Nothin'".
Dopodiché il livello qualitativo delle composizioni cala leggermente, benché si mantenga su canoni decenti.
Il principale difetto di questo album è l'eccessiva prolissità, sia per quanto riguarda la durata complessiva (circa 75 minuti) che quella delle singole canzoni. Per aumentare la fluidità d'ascolto dell’intero CD avrei eliminato qualche intro strumentale di troppo e qualche canzone non proprio perfetta tipo "Follow The Stars", "The Infinity In Us" o "Alone" (e lo dico a malincuore visto che Bormann è una delle voci che amo).
Certo che se fosse stato tutto al livello delle prime canzoni ci saremmo trovati al cospetto di un capolavoro dell'AOR, ma penso che come debutto siamo già a livelli più che buoni.
Magari, trovare un gruppo in pianta stabile con cui iniziare un nuovo percorso può essere il modo migliore per incanalare il talento e la passione di Pierpaolo "Zorro11" Monti.

 

Band

  • Pierpaolo "Zorro11" Monti – drums & percussion
  • Amos Monti – bass
  • keyboards: Alessandro Del Vecchio
  • guitars: Marco D'Andrea, Mario Percudani
  • lead vocals: Erik Martensson, Harry Hess, Robbie LaBlanc, Robin Beck, Mikael Erlandsson, Michael Shotton, Michael Voss, Sue Willets, Bob Harris, Ulrich Carlsson, Carsten Schulz, Phil Vincent, Brunorock, Jack Meille, Graziano De Murtas, Michael Bormann
  • guitars: Tank Palamara, Tommy Ermolli, Michael Voss, Vinny Burns, Tim Manford, Marko Pavic, Matt Filippini, Walter Caliaro

 

Tracklist

  • 01. Highway Of Love (ft. Erik Martensson)   4:12
  • 02. Amy (ft. Harry Hess)   4:31
  • 03. Strong Enough (ft. Robbie LaBlanc)   5:18
  • 04. Heaven's Paths  1:29
  • 05. Heat Of The Light (ft. Robin Beck)   5:49
  • 06. Can't Stop The Rock (ft. Mikael Erlandsson)   5:01
  • 07. The Meaning Of My Lonely Words (ft. Michael Shotton)   4:39
  • 08. The Infinity In Us (ft. Michael Voss)   5:45
  • 09. Still In Your Heart (ft. Bob Harris & Sue Willets)   6:07
  • 10. Homeless' Lullaby (ft. Urlich Carlsson & Carsten Schulz)   5:27
  • 11. Follow The Stars (ft. Phil Vincent)   5:05
  • 12. Unbreakable Wire (ft. Brunorock, Jack Meille & Graziano De Murtas)   4:32
  • 13. Under Silent Walls pt. 1: Blossom   5:51
  • 14. Under Silent Walls pt. 2: Alone (ft. Michael Bormann)   8:01
  • 15. Under Silent Walls pt. 3: Death Of Cupid   2:21

 

Discography

  • Shining Line (2010 Avenue Of Allies)

 

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SAVING ABEL - MISS AMERICA venerdì, 25 giugno 2010 10:10 by schwarz

 

  • Release Date: June 8, 2010
  • Label: Virgin Records
  • Producer: Marty Frederiksen

 

  • Style: Modern Rock
  • Related bands: Hinder, Stereoside, Rev Theory

[Voto:2.50]

Intro
Attesissimo e deludente secondo album per il quintetto statunitense

Best tracks
Tap Out, Contagious, I’m Still Alive

Notes
I Saving Abel con il loro omonimo debutto del 2008 avevano prodotto qualcosa di elettrizzante che aveva portato una ventata di freschezza nel vastissimo mondo modern rock e quindi erano attesi al varco, accompagnati dalle aspettative di moltissimi fans sparsi per il globo. Ed effettivamente per questo ritorno hanno fatto le cose in grande, creando quell’attesa che commercialmente può far guadagnare punti in fatto di vendite. Preceduto dal ruffiano singolo apripista “Stupid Girl”, un brano mid tempo che ricorda però da vicino “Addicted” tratto dal primo album, in “Miss America” c’è poca sostanza. Ad oggi i Saving Abel sembrano essere una bella scatola, con una cura dei dettagli esteriori pazzesca (si veda una produzione curata in ogni piccolo dettaglio per un suono, bisogna ammetterlo, veramente sopra la media) ma quando tentiamo di aprire questa scatola ascoltandone il contenuto…purtroppo qui cominciano le sorprese. La band di Jared Weeks ha imparato la lezioncina, ha scoperto la formula vincente cercando di ripeterla pedestremente. E qui probabilmente entra in gioco la maturità di una band che paga lo scotto di essere nonostante tutto ancora alle prime armi e che forse si è un po’ bruciata con il successo (inaspettato) del primo album.
I brani ci sono, sono scritti bene e ruffianamente sanno andare a toccare le corde degli amanti del modern rock, ma non mordono, lasciano sempre quel non so che di amaro in bocca che lascia spiazzati. Vi sono brani che rimangono impressi nella mente come il singolo apripista di cui abbiamo detto prima, “Tap Out”, “Bloody Sunday” ma nel complesso il disco non decolla mai rimanendo ancorato a schemi da loro stessi già utilizzati, una caduta di stile di cui francamente avremmo fatto volentieri a meno. Troppi i pezzi che fungono da mero “riempitivo” come “Angel Without Wings”, “Missisipi Moonshine” dal forte sapore country rock, la poco ispirata ballata “I Need You” giusto per fare qualche nome. Una delusione che rimane tale anche dopo numerosi e ripetuti ascolti...che peccato!


Band

  • Jared Weeks - Vocals
  • Scott Bartlett - Guitars
  • Jason Null - Guitars
  • Eric Taylor - Bass
  • Blake Dixon - Drums


Tracklist

  • 01. Tap Out (4:07)
  • 02. Stupid Girl (Only In Hollywood) (4:19)
  • 03. Contagious (3:37)
  • 04. The Sex Is Good (3:31)
  • 05. Bloody Sunday (3:47)
  • 06. I’m Still Alive (3:48)
  • 07. Mississippi Moonshine (3:13)
  • 08. Angel Without Wings (4:16)
  • 09. Miss America (3:40)
  • 10. I Need You (3:47)
  • 11. Hell Of A Ride (3:44)


Discography

  • Saving Abel (2008 Virgin Records)
  • Miss America (2010 Virgin Records)


Suggested links

  • Date: June 9, 2010
  • Venue: Colonia Sonora
  • Town: Collegno (Turin) - Italy

 

A Collegno, una delle tante "cittadine dormitorio" che circondano la cintura torinese si svolge una rassegna estiva che di anno in anno annovera sempre più "attrazioni musicali" di un certo livello (ricordiamo ancora con molto piacere l'apertura del festival 2009 di Lenny Kravitz) e quest'anno il compito di aprire le danze spetta agli ALICE IN CHAINS che non hanno certo bisogno di presentazioni. Non si può dire che fosse presente il pubblico delle grandi occasioni, ma certamente l'attesa di vedere all'opera la band di Seattle dopo la pubblicazione del superfluo "Black Gives Way To Blue" dello scorso anno era abbastanza elevata tra il pubblico accorso per questo evento. C'era da tastare il polso ad una band che in passato è riuscita a scrivere degli autentici must in campo grunge rock, e c'era l'estrema curiosità di vedere dal vivo quanto il nuovo vocalist William DuVall si fosse effettivamente integrato con il sound della band. Nonostante la pioggia a tratti battente che ha imperversato per tutta la durata del concerto, la gente ha dimostrato gradire una prova molto positiva dove Jerry Cantrell ha dimostrato come oggi gli Alice In Chains siano sempre più la sua band avendo al suo fianco dei comprimari di lusso come Mike Inez (basso) e Sean Kinney (batteria) che si sono dimostrati base ritmica solida e precisa. Cantrell si è distinto per un lavoro chitarristico mostruoso curando totalmente sia la parte ritmica che quella solista con suoni corposi e pieni, pieni di grinta ed energia: proprio a tal proposito bisogna annotare purtroppo il suono totalmente impastato chitarra/basso, complice l'accordatura abbassata di un tono della chitarra il suono del basso di Inez si confondeva totalmente con le sfuriate del buon Cantrell, rendendo perfettamente inudibile il lavoro di Inez. Altra nota stonata della serata è stato il vedere Cantrell prodigarsi anche in moltissime parti vocali, molte delle quali soliste facendo sorgere una domanda: ma allora perchè chiamare DuVall dietro al microfono?

 

Il vocalist si dava da fare, si è dannato l'anima per tutta la durata del concerto ma a volte sembrava quasi relegato al ruolo di semplice corista, francamente questa scelta mi ha lasciato alquanto perplesso. Al di là di questo, nel suo complesso è stato un concerto dalla scaletta devastante, una serie di canzoni prese a man bassa dalla loro produzione migliore tratta da dischi seminali come "Facelift" e "Dirt" oltre che dall'ep "Jar Of Flies": "Dam That River", "Angry Chair", "No Excuses", "Them Bones", "Would?" tralasciando curiosamente la produzione di "Alice In Chains" del 1996 ad eccezione di "Again". Fin dall'iniziale "Rain When I Die" si è capito come sarebbe andata la serata, fino ad arrivare al vero proprio delirio per brani come "Them Bones" / "Would?" / "Man In The Box", guarda caso prodotti dal loro più vecchio catalogo come "Dirt" e "Facelift". Lo show del quartetto ha avuto un momento di flessione proprio in concomitanza (sarà un caso?) con l'esecuzione del materiale tratto dal nuovo album, praticamente da "A Looking In View" fino ad "Acid Bubble" dove sia la band che il pubblico sembrava essersi addormentato. Nel complesso bisogna ammettere che i ragazzi posseggono un talento fuori dal comune, sanno come far divertire il proprio pubblico grazie anche ad alcuni brani che sono ormai di diritto entrati nella storia del rock....imperdibili!

 

 

 

 

Alice in Chains Setlist Colonia Sonora, Collegno, Italy 2010, 2010 European Tour

SONS OF SYLVIA - REVELATION martedì, 22 giugno 2010 13:53 by amaranth

 

  • Release Date: April 27, 2010
  • Label: Interscope
  • Producer: Ryan Tedder, Jack Joseph Puig, Jeff Trott, Brian Howes, Gerald O’Brien, Catt Gravitt, Mike Shimshack

 

  • Style: Pop Rock, Country Pop
  • Related bands: Rascal Flatts, Gloriana, One Republic

[Voto:4.50]

Intro
La new sensation melodica del 2010!

Best tracks
Revelation, 50 Ways, I'll Know You, The War Within

Notes
Debutto di lusso per questi Sons Of Sylvia, combo formato da tre fratelli Ashley, Adam e Austin Clark, originari dello stato della Virginia con un'attività ormai decennale negli ambienti country statunitensi. Dapprima con una formazione denominata The Clark Family Experience, in pratica una all family band comprendente ben sei fratelli della famiglia Clark (a quanto pare un'autentica fucina di generazioni di musicisti) attiva in varie formazioni già dai primi anni novanta fino al 2002. Tempo in cui riescono anche a piazzare un singolo di discreto successo nelle charts country ("Meanwhile Back at the Ranch" estratto dal disco di debutto del 2000) e andare in tour con colossi del country-pop come Tim McGraw e Faith Hill. La band si scioglie però da li a poco e gli unici superstiti della formazione Adam, Ashley e Austin si ripropongono sotto il monicker "Clark Brothers" nel 2008 partecipando e vincendo il talent show "The Next American Band". Per i fratelli Clark è la seconda possibilità di ritornare sulle scene che contano e i tre non perdono tempo, prima si ridenominano "Sons Of Sylvia" e successivamente iniziano un'intesa attività live, con svariate apparizioni televisive e suonando, spesso e volentieri, sia su disco che dal vivo con l'American Idol Carrie Underwood.

Insomma con i contatti giusti nel music business guadagnano un deal con la Interscope che fornisce una produzione stellare per il disco di debutto, con la presenza di songwriters del calibro di Ryan Tedder (One Republic, nonchè cugino dei Clark!), Brian Howes (Hinder, Skillet) e Jeff Trott (Sheryl Crow). Undici le tracce che vanno a finire in questo splendido debutto a titolo "Revelation", la cui base di partenza è un country dalle melodie radiofoniche tra Gloriana, Keith Urban e gli ultimi Rascal Flatts. E' un sound pop e moderno che non scade quasi mai nel melenso, mixato sapientemente con atmosfere midwest e southern, mai sopra le righe e ben bilanciato, a cui i tre non disdegnano dare un tiro classicamente rock. Pochi i giri a vuoto in un platter che si mantiene su livelli medio-alti, partendo dai reticolati melodici dell'apripista "John Wayne" e dell'urgenza di "50 Ways" per giungere alla title track che vi conquisterà in tempo zero con quell'ambientazione da "Last Of The Runaways" in bilico tra una "Wanted Dead Or Alive" e il classico "Can't Find My Way Home". Quando irrompono le note di "I'll Know You", impossibile non capitolare se cercate il brivido melodico dell'AOR che fu questo è il brano che fa per voi, cosi come la stupenda "Ghost Town", mentre spetta all'epica "The War Within" alzare la cifra artistica del platter, con un'atmosfera drammatica e una prova vocale di Ashley Clark da brividi! Non sarà tutta farina del loro sacco direte, ma in definitiva "Revelation" è un album in bilico tra esigenze da classifica ("Love Left To Lose" e "Give Me Love" sono due facili hit single da classifica, che farebbero gola a tanti blasoni!) e la classe del migliore rock melodico. Chi si può forgiare di tale definizione nel 2010? Per noi di weChameleon uno dei dischi dell'anno a mani basse!


Band

  • Ashley Clark – Vocals
  • Adam Clark – Guitar
  • Austin Clark - Bass


Tracklist

  • 01. John Wayne       4:28
  • 02. Love Left to Lose       3:16
  • 03. Revelation      3:21
  • 04. 50 Ways                 3:04
  • 05. Song of Solomon      4:56
  • 06. Give Me Love      3:17
  • 07. Ghost Town     3:09
  • 08. Long Beach     3:38
  • 09. I'll Know You      4:10
  • 10. The War Within       6:10
  • 11. It's Only Love (iTunes Bonus Track) 3:33
  • 12. Really Need to Know (Amazon Bonus Track)   3:15
  • 13. Here the Angels Sing (Napster Bonus Track) 3:29


Discography

  • Revelation (2010, Interscope)


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