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- Date: August 18, 2010
- Venue: Festa Radio Onda d'Urto
- Town: Brescia
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[voto: 4]
Brescia, festa Radio Onda d'Urto, una bandiera del St. Pauli, un teschio gigante come sfondo del palco e una batteria che oltre per una serie di buffi pupazzetti risalta per la faccia in bianco e nero di un personaggio sconosciuto che ai più fa domandare: "Chi sarà ?". Il volto bicromatico è, come il batterista Benny Horowitz ci rivela, l'allenatore di Rocky, i pupazzetti sono dei cimeli della famiglia Rosamilia e la band protagonista altro non è che quella formazione proveniente da New Brunswick, New Jersey, che con l'ultimo album sta mietendo successi in ogni parte del mondo. Il 18 Agosto i The Gaslight Anthem hanno invaso il territorio bresciano portando i brani tratti dal terzo album "American Slang". Una valida anteprima per la loro prossima e imperdibile data italiana: Milano, 9 Novembre 2010.
Dopo le performance di due gruppi bresciani, i Van Cleef Continental e i Blake, attorno alle 22 la band è sul palco. Brian Fallon saluta e ringrazia il pubblico, caloroso e numeroso per essere metà Agosto (non pensiate però ai numeri statunitensi e inglesi, purtroppo), cimentandosi con alcune frasi in italiano: una prova non perfetta ma certamente apprezzata da tutti i presenti.
Un attimo di silenzio per impugnare la sua Gibson e coordinarsi con gli altri compagni (Alex Rosamilia alla seconda chitarra, Alex Levine al basso e Benny Horowitz alla batteria), ed ecco che "American Slang" riecheggia e inizia a riscaldare la serata che subito viene infuocata con i due brani successivi: il nuovo singolo "Boxer" e "The Diamond Church Street Choir". Un inizio che presenta la band nel migliore dei modi e fa solo prospettare un grande concerto.
Una scaletta piena e varia: 21 brani provenienti dai tre album "Sink or Swim" (2007), "The 59' Sound" (2008), "American Slang" (2010), a cui si sono aggiunti pezzi come "Wherefore Art Thou, Elvis?"" e "Blue Jeans and White T-Shirt" tratti dal loro EP "Senor and the Queen" (2008) ed un tributo ad una delle loro tante band idolo, i Pearl Jam. Dunque un repertorio di canzoni che ormai permette alla band di avere una scaletta degna, e di mantenere un giusto equilibrio tra presente e passato. I brani celebri che li hanno consacrati nel 2008, come "The 59' Sound", "Great Expectations", "Old White Lincoln" e la potente e amara "Film Noir" si alternano perfettamente ai recenti "Orphans", "Bring it on" e "Spirit of the Jazz" (per citarne alcuni).
Fatto curioso: Brian Fallon ha affidato, per alcuni brani, la sua chitarra ad un "quinto componente", cimentandosi solo nella parte canora. Probabilmente alcuni piccoli problemi legati al suono da correggere, oppure una semplice scelta "artistica". Comunque, per quanto riguarda proprio il suono, ci sono stati pareri diversi. Per chi si trovava a ridosso del palco, il suono non è stato impeccabile (si sentiva poco la potenza della batteria); per il pubblico più distante invece, il suono era semplicemente perfetto, con la voce di Fallon che spiccava nitida e potente sopra l'energia degli strumenti e dei cori.
Il pubblico è un mix tra vecchi e nuovi fan, con l'aggiunta della gente che, presente alla festa, si è lasciata richiamare dalla potenza che riecheggiava ad alto volume. Tutti hanno reagito bene cantando, acclamando i quattro artisti e reclamandoli con forza sul palco dopo il primo break, conclusosi con la differente "Queen of Lower Chelsea" e la schietta "Old Haunts".
Il secondo set, ad esclusione per "State of Love and Trust" dei Pearl Jam, è stato dedicato ai vecchi fan. Infatti brani come "Boomboxes and Dictionair", e le bellissime "Here's looking at you, kids" e "Backseat" hanno concluso un concerto che personalmente mi ha fortemente emozionato ed entusiasmato. E non sono una voce fuori dal coro: molti infatti i giudizi positivi. Unica amarezza: dovrò aspettare tre mesi prima di poterli rivedere dal vivo.
La voce di Fallon (che ho trovato migliorata dall'ultima volta che li avevo sentiti live), con il suo timbro roco, pieno e caldo ti catapulta con tutta la sua forza nell'anima e nei testi dei singoli brani, le chitarre e i bassi ti accompagnano nella profondità del loro sound e la batteria sembra quasi estrapolarne il battito. Non puoi non esserne catturato. Non puoi non lasciarti prendere dal ritmo e da quei cori che danno corpo ai brani. Decisamente una di quelle band che sarebbe bello poter ascoltare in un locale più piccolo ed intimo così da respirarne appieno l'anima. Comunque anche in uno spazio esteso come quello del palco di Brescia hanno saputo trasmettermi quella stessa magia. Mi hanno ipnotizzata per tutta la durata del concerto.
Il lungo tour che li aspetta potrà solo migliorarli ancora di più. Semplici e spontanei, lavoratori con doti artistiche non indifferenti, una grande conoscenza musicale alle spalle e una incredibile voglia di suonare e portare la loro musica dritta al cuore dei loro fan: un mix di caratteristiche vincenti. E il loro successo, fortemente meritato, ne è la prova più evidente.
Band:
Brian Fallon - lead vocals, guitars
Alex Rosamilia - guitars
Alex Levine - bass
Benny Horowitz - drums
Setlist:
01. American Slang
02. Boxer
03. The Diamond Church Street Choir
04. Old White Lincoln
05. Even Cowgirls Get The Blues
06. The '59 Sound
07. We Came To Dance
08. Film Noir
09. The Spirit Of Jazz
10. Bring It On
11. Miles Davis And The Cool
12. Blue Jeans & White T-Shirts
13. Orphans
14. Wherefore Art Thou, Elvis?
15. The Queen Of Lower Chelsea
16. Old Haunts
17. Great Expectations
ENCORE
18. Boomboxes and Dictionaries
19. Senor And The Queen
20. State Of Love And Trust
21. Here's Lookin' At You, Kid
22. The Backseat